L'impossibilità di essere sessualmente attivi
- una vita spesa tra speranze e frustrazioni -
intervento del Dott. Carmelo Comisi
Presidente di MoVIS- Movimento Vita Indipendente Sicilia
al dibattito "L'Accessibilità del Sesso"al Palermo Pride 2013
Il
triste e difficile mondo dell'handicap è vasto, le patologie fisiche e
psichiche esistenti sono davvero tante, ma c'è un leit motiv che
accomuna la stragrande maggioranza dei portatori di handicap: una sessualità
frustrata e frustrante.
Come
succede a tutti, i pruriti intimi, i primi desideri sessuali, compaiono con
l'adolescenza, che guarda caso è proprio quella stagione della vita nella quale
IO, a causa di un incidente stradale, sono entrato a far parte della grande
famiglia dei disabili.
All'epoca
avevo 14 anni, 7 mesi e 10 giorni, e da appena un paio d'anni avevo scoperto i
piaceri dell'onanismo; al quale
ricorrevo frequentemente in attesa della mia “prima volta”, che avrebbe dovuto
suggellare l'ingresso nel gruppo degli “attivisti del sesso”.
Purtroppo,
il destino, il caso o quel cavolo che è, mi colse (per dirla con Shakespeare)
nella primavera dei miei peccati, e, da allora, per avere la mia prima
esperienza sessuale, dovetti aspettare più di un decennio...
La
mia prima volta fu davvero deludente.
Nessuno infatti mi aveva spiegato bene il funzionamento delle parti
basse che, per quanto riguarda la mia patologia, varia da soggetto a soggetto...
Nonostante
la mia pessima prestazione, però, ebbi modo di avere altri contatti fisici con
la persona con cui ebbi il mio primo deludente rapporto, così, prova dopo
prova, grazie anche ai suggerimenti di qualche “compagno di sventura”, andai
via via scoprendo ogni volta un po' di più...
( Con notevole soddisfazione da parte mia, che lentamente, in me, andavo
scoprendo qualcosina di ancora funzionante ).
Comunque,
conobbi solo alcune delle mie potenzialità con quella che fu (stavolta
parafrasando Dante) “lo Duca mio” per “la selva oscura” del piacere, altre le
conobbi dopo qualche anno di astinenza, insieme a quella che fu la mia prima
fidanzata... Però avevo
già 30 anni, e troppo poco sesso all'attivo, quando provando e riprovando riuscii
finalmente a capire come e dove essere stimolato per raggiungere
l'orgasmo. E sono riuscito a
scoprirlo perché, dopo anni stracolmi di rifiuti, ho trovato qualcuno che ci
stava, ma sarebbe anche potuto andare diversamente...
Adesso,
per esempio, sono in un periodo di stallo sentimentale da diversi mesi, e
questo, nella mia condizione di immobilità totale, si traduce in stallo
sensoriale, o meglio: stallo sessuale. Uno stallo che inevitabilmente porta con se: insoddisfazione,
nervosismo, rabbia e, necessariamente, aumento dell'aggressività. Perché, com'è risaputo, il
soddisfacimento degli appetiti sessuali arreca benessere psicofisico, tanto ai
cosiddetti normodotati quanto alle persone disabili.
Per
quanto mi riguarda, è stato nei periodi in cui ho avuto il piacere di essere
“sessualmente attivo” che ho dato di più, che ho affrontato la vita con
maggiore determinazione, con maggiore sicurezza; perché, come sapete meglio di
me, il sesso fa star bene, fa sentire vivi...!
Non
prendetemi per scemo, ma vorrei andare al di là dell'ipocrita perbenismo di cui
la nostra società si ammanta, per sottolineare l'importanza del sesso nella
vita di ognuno e mi piacerebbe avere l'autorevolezza intellettuale per poter
affiancare al filosofico “Cogito Ergo Sum” cartesiano, un più tellurico e
materiale COITO ERGO SUM.
E
partendo da questa assunzione, cercare e creare le soluzioni più idonee
affinché anche le persone disabili possano avere l'opportunità di compiere il
loro processo di “sviluppo sessuale”, aiutandole nella scoperta del proprio
corpo, sulla strada degli effimeri, ma deliziosi, piaceri della carne...
Ecco
perché ritengo importante il fatto che, anche in Italia, debbano esserci gli
Assistenti Sessuali, ovvero, degli operatori che, dopo un corso di formazione
tenuto da psicologi, sessuologi e altri specialisti, siano in grado di
rapportarsi col mondo della disabilità ( e le sue numerose sfaccettature ).
Non
so se ne siete a conoscenza ma anche in Italia, già da qualche mese, per merito
di un disabile che si chiama Massimiliano Ulivieri, si è incominciato a parlare
di assistenza sessuale ai disabili,
fuori dai soliti convegni medici, nei quali finora la tematica è stata
trattata... Ulivieri ha portato i
media nazionali ad interessarsi dell'argomento, e questo è un gran passo
avanti.
Però,
per Ulivieri, l'assistente sessuale dev'essere una figura assolutamente diversa
da quella della persona che si prostituisce. Ulivieri, infatti, vorrebbe che questi “particolari”
assistenti fossero una sorta di terapisti che guidino i disabili alla scoperta
del proprio intimo e gli tirino fuori l'energia sessuale repressa, con l'uso
esclusivo di sapienti maneggiamenti.
...Dopodiché tutto finisce...
Per
farvi meglio un'idea, Ulivieri chiede che da noi possano esserci Assistenti
Sessuali simili alla protagonista femminile del film THE SESSION, con
l'aggravante che, durante il breve ciclo di sedute previsto, non deve esserci
l'opportunità del rapporto completo.
Ora,
sia in qualità di portatore di handicap ( quindi di individuo fortemente
interessato alla questione ) sia anche in qualità di rappresentante di
un'associazione di disabili, mi preme di dissentire da questo assurdo
punto di vista, e di illustrare un'altra proposta... Perché, sinceramente, mi sembra assurdo, addirittura crudele,
pensare ad una figura che ti mostra la via del piacere e poi ti dice:
“arrangiati!”
Soprattutto
perché ci sono molti casi ( come il mio ) in cui l'handicap non permette
nemmeno l'utilizzo delle mani.
Quindi,
forse, la proposta di Ulivieri potrebbe interessare le persone che a
causa di gravi problemi intellettivi sentono prepotentemente le loro pulsioni
sessuali ma non sanno come fare per sfogarle.
Insomma,
il “metodo Ulivieri” è tuttalpiù una “guida all'autoerotismo”, riservata dunque
a chi può praticarselo.
Io
invece, quando parlo di Assistenza Sessuale, intendo qualcos'altro, che
fondamentalmente, necessita del riconoscimento ( legale ) della prostituzione
come professione.
Conosco
bene, anche perché le vivo in prima persona, le difficoltà che un disabile ha
nella ricerca di un partner. E non penso assolutamente che il problema sia
esclusivamente di natura culturale. Magari i pregiudizi sui disabili hanno un
ruolo nella “dinamica del rifiuto”, ma penso che questo ruolo sia davvero
marginale. In linea di massima, la disabilità non risulta sessualmente
appetibile; quando e se qualcuno intraprende una relazione amorosa con un
disabile, lo fa perché il suo sguardo va oltre l'handicap, perché la
personalità di quel disabile riesce a far passare in secondo piano il suo
aspetto fisico e le sue difficoltà.
Ma
quanti disabili ci riescono? Quanti,
tra noi, hanno una personalità così forte?
E quanti hanno l'occasione di incontrare persone che badano più
all'interiorità che all'esteriorità?
Per non parlare poi dei disabili psichici, o di quelli che comunque sono
impossibilitati a relazionarsi...
Non
penso assolutamente di dire qualcosa di strano nell'affermare che per una
persona disabile è difficile, e molto spesso impossibile, avere una vita
sessuale attiva. In alcuni casi,
handicap permettendo, per rimediare al problema, si fa ricorso
all'autoerotismo, in altri casi, quando l'handicap è così grave da non
permettere l'uso delle mani, si pratica la forzata astinenza. Questa ovviamente è la regola, che però,
in svariate occasioni, viene trascesa, facendo ricorso a pratiche “illegali” o
“immorali”.
Infatti,
com'è noto, per il nostro
sistema legislativo è illegale vendere prestazioni sessuali e,
per i nostri costumi, è immorale la risoluzione casalinga del
problema...
Ora,
quest'ultima e aberrante opzione, è una delle conseguenze derivate dalla
mancata risposta “istituzionale” al problema... Insomma, le persone disabili e le loro famiglie sono lasciate
sole con questo grosso fardello, e si trovano costrette a delle scelte
difficili da compiere, ma necessarie per il bene dei diretti interessati...
Però
- e questo è il nodo fondamentale della questione - la reale difficoltà, legata
al soddisfacimento dei bisogni sessuali delle persone handicappate, è la
concezione normativa dei sex worker.
Se
l'Italia avesse, in materia di prostituzione, una legislazione simile a quella
delle nazioni più civili e avanzate al mondo ( ovvero la Germania, la Svizzera,
l'Olanda eccetera ) si potrebbero tranquillamente istituire dei corsi di
formazione per chi vuole elargire prestazioni sessuali anche alle persone
disabili; come già avviene nei Paesi appena citati! Questo è il motivo per cui oggi mi trovo qui: se la legge
Merlin venisse abrogata si potrebbero creare Case di Piacere pronte a
relazionarsi col problema della disabilità e, per i disabili che risiedono in
piccoli centri urbani o per quelli che non possono uscire di casa, una rete telematica
per poterli mettere in contatto con gli Assistenti Sessuali.
Magari
la faccio troppo facile, dopotutto è da 55 anni che la prostituzione in Italia è un reato e non è certo
facile fare abrogare una legge che può sembrare giusta a chi non pone attenzione
alle conseguenze. Però, ormai, è
sotto gli occhi di tutti che le organizzazioni criminali hanno interamente in
mano il controllo della prostituzione, servendosi di vere e proprie schiave del
sesso. E questo per colpa di una
norma che proibisce il libero mercato della prostituzione, che congiunta al
dilagante fenomeno dell'immigrazione clandestina, provoca inevitabilmente
quest'abominevole tipo di sfruttamento.
Quindi, in pratica, il buon fine per cui la legge Merlin è stata
promulgata è andato a “farsi benedire”...
A
ben guardare, infatti, proibire
la prostituzione ha soltanto tolto allo Stato la possibilità di controllare
questa attività, che, lungi dal conoscere la crisi che attanaglia tutti i
settori, continua a lavorare, a danno principalmente di chi viene
sfruttato, ma non solo... Sì,
perché il mancato controllo della prostituzione da parte delle istituzioni,
incentiva - e di molto - la diffusione delle malattie che si trasmettono per
via sessuale.
Insomma,
gli argomenti per far fronte comune nel chiedere una modifica della legge che
proibisce il mercato della prostituzione, non mancano di certo...
Io sono stato oggi il
portavoce di quanti hanno bisogno delle persone che si prostituiscono per
assolvere ai loro bisogni fisiologici, chi parlerà dopo di me farà luce su
altri importanti aspetti. Quello che desidero, però, è che questo sia l'inizio
di un percorso che porti ad avere una legge più giusta in materia di
prostituzione. ...Forse sarà
dura, probabilmente ci vorrà del tempo, ma è una cosa giusta, una battaglia per
cui vale la pena lottare, ed io sono disposto a farlo!
il dibattito
https://www.facebook.com/media/set/?set=a.535374423192509.1073741830.400077233388896&type=3 e il link delle riprese audio del convegno ( http://www.radioradicale.it/scheda/383406/il-diritto-alla-sessualita-delle-persone-disabili
) ...
|